Un concerto di Banditaliana e un'intervista a Riccardo Tesi
TESTO DELL' INTERVISTA A RICCARDO TESI
Il primo brano che hai eseguito con l'organetto
Ah, Ah, bella domanda! Eh, un brano tradizionale della...della montagna bolognese, la Girometta, un pezzo così... proprio la prima melodia che ho suonato sull'organetto.... e poi subito dopo un brano “Leva la gamba” che avevo sentito suonare da Jean Marie Carlotti che era musicista dei Mont-Jòia-Bachas, gruppo storico della musica occitana e questo succedeva nel 1978 e nell' '85 abbiamo invece fatto un disco insieme, che si chiama “Anita, Anita”
Sì, diciamo, come...come ascoltatore e come... chitarrista scarso ho cominciato un po' più con il rock, con il progressive, poi a un certo punto ho iniziato a interessarmi di musica popolare, prima inglese e poi italiana – era il 1978, quindi un po' di anni fa, quindi il panorama, lo scenario musicale era molto diverso e di musica popolare se ne sapeva abbastanza poco, quindi c'era anche un atteggiamento molto... eh...come si potrebbe dire, un po'... un po' integralista. Molto presto ho iniziato a prendermi invece un sacco di libertà, soprattutto andare alla ricerca della mia musica e quindi iniziare, invece di fossilizzarmi sul...sul...sul ruolo di colui che fa la riproposta della musica popolare, quindi che cerca di suonare una musica che comunque è di altri, perché io son nato in città, non sono nato nel paesino in Sardegna, quindi invece si suonare....di far finta di essere un tradizionale ho preferito essere me stesso e fare la mia musica... quindi far confluire nella mia musica tutte le musiche che mi piacevano, quindi anche quella popolare però anche il jazz, la canzone d'autore, insomma, quello che sto facendo adesso.
L'organetto ti ha portato alla musica popolare?
No, è che appassionandomi di musica popolare.....eravamo un trio a Pistoia con...di tre chitarristi .. io ero il più scarso di tutti e ave... mi consigliarono di suonare un po' il mandolino, poi... e uno di questi aveva l'organetto..un organetto e.. facevo un pezzo anche sull'organetto, così... e poi successe che il gruppo di Caterina nel quale militava Francesco Giannattasio, dopo essere uscito dal Canzoniere del Lazio – quel gruppo lì si...si è sciolto, e quindi Caterina Bueno era rimasta senza gruppo, è venuta a sentire noi, ci ha preso in blocco e quindi per.. anche mantenere un po' una continuità con il repertorio precedente mi sono più concentrato sull'organetto, talmente concentrato che poi non mi son mai laureato, 'un ho fatto nient'altro che suonare l'organetto nella mia vita.
Cosa direbbe il tuo organetto se potesse parlare?
Mah, io spero di farlo parlare! Spero, no... quello che comunica sono le emozioni.... la musica è....è l'arte dell'emozione cioè la musica deve comunicare emozioni... può essere angoscia, può essere.... a seconda dei linguaggi che usi....delle cose che comunichi, può essere gioia, può essere melanconia, tantissime cose diverse, però credo che quello che cerco di fare è di comunicare e per... e per comunicare devo io prima di tutto provare quel tipo di sensazione, quindi anch'io lasciarmi andare al fluire della musica, che non è sempre facile....
È l'organetto stesso a comunicare qualcosa?
No, io credo che sia il musicista che comunica, sia che suoni un pianoforte, un organetto, qualsiasi cosa... per me è sempre molto importante il musicista che sta dietro lo strumento anche l'organetto... a me …. sono affasc.. non sono- come dire – abbagliato dalla tecnica. Ci son tanti organettisti molto tecnici e virtuosi che fan 3000 note che per me...per esem....li ammiro, eh perché, chiaramente suonando lo strumento capisco il virtuosismo e la bravura del fare certe cose, però alla fine nel cuore non mi rimane niente. Invece sono molto colpito da chi ha un pensiero musicale interessante, come... come linguaggio e poi soprattutto che mi comunica emozioni
La collaborazione che ti ha colpito di più
Guarda, purtroppo ho passato un po' di anni, quindi sono tante... beh forse te ne potrei dire tre, dovendo scegliere: una è con Patrick Vaillant, mandolinista francese perché collaborare con lui è stata un'apertura mentale da un punto di vista musicale straordinaria e soprattutto ha cambiato totalmente il mio modo di guardare lo strumento, perché suonare con lui mi ha portato a sviluppare un... il mio stile, quindi a affrontare lo strumento in una maniera diversissima dalla tradizione; poi Banditaliana perché sono i miei..... un po' la mia famiglia... sono quindici anni... diciassette anni ormai che suoniamo insieme, abbiamo quindi condiviso tutto il percorso dall'inizio di un gruppo fino a... i risultati sempre più confortanti, insomma quindi... affronti festival sempre più grossi, più.... e quindi c'è l'ansia, cioè trovi.... è come una squadra di calcio deve giocare prima in serie C, poi in serie B poi in serie A poi va a fare la Coppa dei Campioni, quindi ha sempre degli impegni più importanti, quindi abbiamo sempre con.... abbiamo condiviso questo percorso e mi piace molto il modo di fare squadra di Banditaliana, perché è un gruppo che nonostante stiamo insieme da tanti anni, quando saliamo sul palco c'è sempre un'energia come se fosse la prima volta.. e poi forse l'altra collaborazione importante è quella con Ivano Fossati e Fabrizio de André.. che inizialmente avrei dovuto suonare nell'album che appunto stavano scrivendo insieme, poi ho finito per suonare in due album, Makramè di Fossati e Anime Salve di Fabrizio de André, perché questo mi ha molto riavvicinato alla forma “canzone”, che avevo abbandonato... che amavo molto all'inizio, quando... della mia passione musicale, ma che poi avevo un po' abbandonato, concentrandomi più sulla musica strumentale. Ecco, lavorando con due... autori così ho capito tutto quello.... cioè quanto è difficile scrivere un semplice canzone
Con Banditaliana e solista: che cosa cambia?
Dal giorno alla notte: prima di tutto c'è una differenza di ruolo nel senso che io.... sono un po'... sì, sono anche organettista però preferisco pensarmi più musicista, quindi sono molto attratto dalla composizione e dall'arrangiamento e passo molto più tempo a spesso.... a cercare pattern del percussionista, quindi l'arrangiamento delle figurazioni di percussioni da usare, che non le parti di organetto... quindi sono sempre molto attento alla globalità della musica, per cui se alla fine di un arrangiamento serve soltanto una nota d'organetto, non mi faccio problemi, cioè io metto una nota, perché credo che ognuno debba essere al servizio della musica, e quindi sono un po' lontano dalla figura del solista di organetto... fare questo lavoro solistico, che è stato forse uno degli album miei più difficili da realizzare, mi ha un po' riportato e fatto concentrare su.... sull'aspetto esecutivo, cioè quindi più esecutore che non arrangiatore o compositore, anche se l'aspetto compositivo è molto importante perché in concerto faccio tutte composizioni mie.... e però mi ha obbligato – come dire - a occupare uno spazio sonoro in un'altra maniera, cercare altre...... perché là dove hai una percussione che entra, un basso che entra, quindi hai tutta una serie di strategie, di sorprese, di un pezzo di emozioni da dare, qui devi trovare tutto dentro il tuo strumento, quindi ogni cosa.... ogni piccolo suono è amplificato.
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